venerdì 11 settembre 2009

My Venice days (2) - il lato oscuro


Al mondo ne succedono di cose strane.

(1)
La mia partenza per Venezia non poteva cominciare sotto un auspicio migliore. Appena preso posto in treno e con iPod a palla nelle orecchie, inizio la lettura de La Stampa (noto quotidiano fazioso e rivoluzionario). Arrivano due cortesi (?) agenti della Polfer che mi chiedono i documenti e non solo si copiano i dati, ma chiamano la centrale per conferma degli stessi. La coppia anziana di là dal corridoio mi identifica come terrorista e inizia a cercare riparo dall'inevitabile conflitto a fuoco.
Ora, da giovane mi era già successo, e più volte, alle manifestazioni e non solo, ma a chiedere i documenti erano gli ormai familiari agenti della Digos di Cuneo, quelli che se dopo un po' non comparivano al tuo fianco, quasi ti dispiaceva e voleva dire che la manifestazione era stata un flop.
Ma che da saggia e posata t...tenne mi ricapiti, e con tale attenzione, mi scatena una serie di paranoie tra il Russel Crowe di A Beautiful Mind e Jim Carrey di Number 23. Sottile inquietudine che si ripropone ogni volta (quindi spesso) incrocio alla mostra minacciosi agenti in tenuta anti sommossa.

(2)
Palazzo del Cinema, Sala grande, presentazione in concorso del film Lourdes. Alla proiezione delle 17 c'è sempre posto per un tot di accreditati, ai quali non è certo richiesto l'abito scuro come per il red carpet della sera, ma ho sempre pensato che un minimo di decenza sia necessaria. Di diverso avviso deve essere la signora sulla sessantina abbondante o mal portata che, seduta nella poltrona davanti alla mia, decide di cambiarsi lì per lì i pantaloni (!) rimanendo coperta, sul suo, di lato oscuro, da un microscopico bikini con laccetti che nella procedura, diciamo così, non svolgeva al meglio la sua funzione di copertura. Uno spettacolo poco edificante, considerato che il film a seguire parla di paralitici e pellegrinaggi.

(3)
Dopo la proiezione di Videocracy, al momento del q&a con regista, produttori e interpreti, un tizio si alza e chiede a Gandini perchè non ha parlato di Lele Mora come fornitore di cocaina per i vip che rappresenta, chiudendo con: "Questo lo so perchè lo conosco da trent'anni e ho il suo numero di cellulare (immagino lo stesso su cui quella specie di Jabba the Hutt ascolta inni fascisti)". Non ho capito se l'ha detto per vantarsi o meno.

(4)
La coda: "non luogo" dove emergono le peggiori pulsioni umane.
Il fatto è che i peones dell'accredito Cinema passano il 50% del tempo al Festival in coda per qualcosa (proiezioni, cibo, bagni) quindi siamo un po' suscettibili su questo fronte.
Notoriamente l'italiano medio offre il peggio di sè in queste situazioni e il visitatore straniero a volte si adegua all'andazzo.
Personalmente ho sfiorato la rissa fisica e portato avanti quella verbale con un gruppo di ragazzotti prima della proiezione del secondo film di Herzog. Due di questi tipi, in coda da più o meno lo stesso tempo nostro, a mezz'ora dall'ingresso in sala vengono raggiunti da amici loro che si imbucano nella coda, suscitando le ire di una ragazzo e a seguire di noi intorno, fino a che gli ultimi arrivati decidono opportunamente di uscire dalla coda. A un quarto d'ora dall'ingresso, arrivano altri 5 amici con la scusa di aver portato da mangiare agli altri. La mia verve polemica tiene testa a un ragazzotto odioso con maglietta verde marcio a righe verde vomito, ma quando alle nostre peraltro cortesi rimostranze sulla fila da rispettare, questo bel tomo inizia a opporre la cantilena "Allora chiama la sicurezza, allora chiama la sicurezza", decido che sono troppo signora per rovinarmi la manicure sulla faccia di quel cretino.

1 commento:

noemi ha detto...

Ahi ahi che brutta cosa la signora che si cambia a scena aperta. E lo zebrato verde marcio impertinente? Che bello però: leggendo m'è parso quasi di essere lì. Grazie! Noemi.

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