Una full immersion così non la facevo da un bel po' di tempo.
5 giorni 5 di fiera ore 10-22 con un piacevole prolungamento fino alle 23 venerdì e sabato. Inutile dire che la mia vita sociale ne ha un po' risentito.
Certo che fare la standista offre una posizione privilegiata per osservare l'umanità varia che si aggira per i padiglioni.
Perciò, madamina, il catalogo è questo:
- Lo scrittore incompreso: appartenente a entrambi i sessi, si aggira con zaino (Invicta, logoro, quello delle superiori) carico dei suoi preziosi manoscritti, o del libro pubblicato con i servizi on line. Tenta di proporlo indistintamente a varie case editrici o alle riviste in caccia di pubblicazione nel primo caso o recensioni nel secondo. Una sotto-categoria di questo soggetto è lo scrittore frustrato, che considera il mondo dell'editoria un nemico, con cui però sogna di allearsi in un futuro prossimo. In genere lo SF prende di mira il suo scrittore preferito (in genere giovane, italiano, perciò accessibile) e lo bombarda di email durate l'anno, sperando in un aggancio e una benedizione. Sarà per questo che alcuni scrittori si aggirano per la Fiera guardandosi ansiosamente alle spalle.
- Il bibliofilo: arriva con il trolley o il carrellino della spesa rubato alla mamma/nonna. Va diretto a prendere la piantina e programma la sua visita come lo sbarco in Normandia. Il programma degli incontri non gli serve nemmeno, perchè l'ha già interiorizzato nei giorni precedenti e potrebbe recitarlo a memoria. Tende a elemosinare sconti dalle case editrici (le poche che li fanno). Si aggira guardando con disprezzo gli acquirenti di best seller, i frequentatori dello stand Newton Compton e chiunque non sia alla ricerca di qualche trattato filosofico dell'Ottocento. All'economia dell'indotto fieristico non concede nulla, arriva dotato di acqua, panini e generi di sussistenza vari. Esce dalla Fiera carico e felice, riportando a casa una tonnellata di libri che probabilmente non leggerà mai.
- Il visitatore perplesso: non si capisce bene perchè sia qui. Non è un lettore abituale, anzi. Vaga per i padiglioni trascianto dalla corrente. Se si ferma a un qualunque dibattito, incontro o presentazione, non è per interesse, ma per riposarsi in mancanza di sedute alternative. Negli stand passeggia indolente, guarda, ma non tocca nè sfoglia i libri. Solitamente è alla ricerca di gadget gratuiti, copie omaggio, segnalibri (per segnare cosa poi, la pagina di "Chi" con le foto della Santarelli/Costantino di turno??)).
I miei preferiti sono quelli che prendono i cataloghi delle case editrici. Il catalogo è uno strumento utile, ma più per un libraio che per un semplice lettore. Con Internet, poi, la sua utilità si è ulteriormente ridotta. Ora, cosa spinge il VP a caricarsi il peso di un catalogo come quello Bompiani che ha dimensioni e peso di un dizionario o una Garzantina??? Lo vuole usare a casa come fermaporte? Lo vuole rifoderare e spacciare per una enciclopedia?
-Il professionale arrogante: ha un pass espositore/stampa/professionale, per cui pensa che ogni cosa gli sia dovuta. Chiede con insistenza copie omaggio, anche se si occupa principalmente di manuali di giardinaggio.
- L'insegnante: per questo soggetto mi inchino al talento e mi riferimento alle parole di Giuseppe Culicchia in Tutti giù per terra. Leggete la parte sull'allora Salone del Libro. Non c'è niente da aggiungere.
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