lunedì 14 dicembre 2009
New York Stories part 1 / Jonathan Lethem and I
Ebbene sì, l'ho rifatto. Con molta soddisfazione per giunta.
Dalla Mole alla Mela.
Ecco quindi alcune highlights del mio soggiorno in quel di New York City.
Non che ci fossi andata apposta, per carità...
Ma scoprire che il mio scrittore vivente preferito, Jonathan Lethem, facesse la tappa finale della sua maratona di lettura del nuovo libro Chronic City alla libreria BookCourt, 163 Court Street, Brooklyn NYC, be', è stata una bella notizia.
Un freddo venerdì 4 dicembre, abbastanza in tiro*, prendo la mia cara metro e torno con mio sommo piacere a Brooklyn, dove due anni fa, a qualche isolato dalla libreria, ho potuto fare house sitting per quattro giorni.
La libreria BookCourt è bellissima, piena di libri, ovvio, tutta in legno chiaro, con uno scenografico soffitto con lucernario.
Entro ben disposta, perchè è scontato che se ti trovi lì quella sera, e no per caso, già mi piaci. Condividiamo un interesse per uno scrittore un po' nerd e molto postmoderno, probabilmente vivi a NYC**, consideri il trascorrere il venerdì sera in una libreria una cosa cool e non da sfigati.
Ma andiamo a cominciare con il racconto della serata.
h 18.50 arrivo con un po' di anticipo per poter fare due passi lì attorno, poi, accorgendomi della presenza di alcune persone già sedute, entro, girello per la libreria e mi accomodo in seconda fila, non osando accasciarmi sul comodissimo divano in pelle proprio davanti al leggio****. Inizio a leggiucchiare Chronic City, comprato poche ore prima nella mia carissima Strand.
Dopo un po' compare un tizio con una zucca di quelle belle tonde di Halloween*** fa un po' di prove tenendola sollevata a mezz'aria, poi recupera sei volumi di cucina da scaffale attiguo e ci mette sopra la zucca. Penso a una surreale decorazione lethemiana, ma molto più semplicemente si sono persi l'asta del microfono e hanno pensato alla zucca, che dotata di apposito foro, si rileverà un'ottima sostituta. (E qui già li stimo un po' di più)
Si inizia puntuali, e con terrore Lethem annuncia che si parte da pag. 217. Su 467. E bisogna finire il libro. Inizio a vederla lunga.
By the way, la lettura incomincia e posso apprezzare la voce di Lethem, che avevo già sentito in interviste varie, ma mai leggere qualche suo romanzo. E' calda, profonda ed espressiva (e lui, lo dico qui una volta per tutte è un figo pazzesco, perdonatemi il commento poco letterario).
Poco dopo le otto la prima pausa e mi fiondo a farmi firmare il libro. Ovviamente in situazione fantozziana da salivazione azzerata, mani due spugne e incapacità di spiccicare due sillabe in inglese coerente. In qualche modo riesco a:
a) prestargli al penna per firmare il libro di una sua conoscente
b) fare corretto spelling del mio nome per far firmare il mio
c) blaterare che sono venuta quasi apposta dall'Italia
d) sparare un "You're my literary rock star"
Al che Jonathan Lethem ride e credo mi classifichi già tra le potenziali stalker.
La lettura prosegue dopo la pausa, in libreria è comparso il vino rosso e il cibo indiano (ottimo e a offerta libera), al leggio si alternano Lethem, alcuni attori del National Theatre of United States of America e due componenti della International Necronautical Society.
Long story short: la lettura termina alle h 4.11 del mattino (le prove qui e qui).
Siamo rimasti vivi in 13, tutti premiati con serigrafia del manifesto fatta a mano dai ragazzi della libreria e autografata dall'esausto Jonathan.
Alle h 4.30 mi incammino verso la metro, dove in compagnia di qualche homeless che si gode il calduccio della stazione attendo il 2 che mi riporti in albergo.
Che dire? E' una storia che probabilmente racconterò ai miei nipotini, se saranno abbastanza nerd per apprezzarla.
Qualcosa sulla serata lo leggete sull'Huffington Post.
Qualche foto si trova su Flickr
* agghindata nei miei intenti da intellettuale radical chic
** ero in effetti, non l'unica italiana, ma l'unica che non vivesse lì
*** ce n'era un'altra di dimensioni ragguardevoli sotto a un tavolo della libreria (sui 50 chili a occhio)
**** se riconoscete il mio naso nella foto sopra vedrete che dall'una in poi mi sono schiantata sì sul divano (e giuro che non sto dormendo!!!)
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