
L'autobus mi tocca prenderlo spesso anche la sera, per una serie di motivi che sono:
1) se vado al primo spettacolo riesco comoda anche a tornare a casa
2) non mi devo preoccupare del parcheggio
3) non inquino
4) non passo due ore col terrore che mi freghino la bici
5) non rischio la morte per tornare a casa pedalando nel buio.
Sull'autobus, come in treno, non sono proprio una compagnona, mi barrico spesso dietro l'accoppiata libro + Ipod e non concedo molto della mia attenzione.
L'anno scorso ero sul 61 diretta verso il Massimo.
A un certo punto, sento qualcuno che discute infervorandosi, e vedo questo tizio, non proprio in forma, che arringa la folla (composta da un paio di studenti, qualche anziano).
"Perchè io sono più comunista di tutti!!!"
Al che spengo l'Ipod e decido di sentire i proclami.
"Io sono più comunista di D'Alema, di Rutelli (e sai che ci vuole! N.d.G), di Veltroni (idem). Io ero comunista da prima di Berlinguer, e più di Togliatti"
"In Russia sì, che si rigava dritto, mica come qui"
"La rivoluzione bisognava fare, la rivoluzione"
Con mio rammarico, devo scendere e mi perdo il resto del dibattito.
Al ritorno, per caso risalgo sul 61 in direzione Porta Nuova. E chi c'è di nuovo a sollevare il tono politico della situazione? Sempre lui, ovvio.
Solo che percepisco un cambio di schieramento:
"La DC, quello sì che era un partito, mica come oggi" (il tema dei bei tempi andati è bipartisan)
"Andreotti è un uomo di potere, non ce n'è più così"
"La DC ha impedito che i comunisti ci vendessero ai Russi"
Ecco che sui mezzi pubblici, hai la possibilità di incontrare la versione schizofrenica del compromesso storico.